L’assistenza agli
anziani non autosufficienti è una delle emergenze sociali non adeguatamente
affrontate nel nostro Bel Paese, nonostante sia nota la spiccata longevità
della popolazione nostrana e la crescente incidenza delle persone anziane che
vivono sole.
Invecchiamento & non-autosufficienza, lo scenario italiano
Una delle conseguenze più rilevanti dell’invecchiamento
è il bisogno di assistenza
continuativa a causa dell’impossibilità nel portare
avanti le attività quotidiane. La progressiva riduzione dell’autonomia
funzionale nella popolazione anziana assume ormai una dimensione sociale non
trascurabile. Come se non bastasse, la rete familiare risulta sempre più fragile
e spesso inadeguata nel tentativo di prendersi cura dei bisogni dell’anziano e
l’opzione politica che richiede ai caregiver informali sempre più compiti di
cura e di alta responsabilità appare improponibile, ponendosi peraltro in
discontinuità con le strategie di cura adottate nei sistemi di protezione
sociale più efficaci nel resto d’Europa.
Nei prossimi anni, in Italia, la domanda di servizi socio-sanitari e
la relativa spesa pubblica e privata sono destinate ad aumentare in modo considerevole, specie per
quanto riguarda l’assistenza continuativa (Long- Term Care, “Ogni forma di cura fornita
a persone non autosufficienti, lungo un periodo di tempo esteso, senza data di
termine predefinita” – OCSE). A questo riguardo, secondo un recente studio, la
spesa pubblica complessiva che ammonta all’1,9% del PIL nel 2015 (di cui circa
due terzi erogata a soggetti con più di 65 anni), crescerà fino al 3,2% nel 2060
(Mef – Dipartimento della Ragioneria dello Stato, 2016).
L’affermarsi di questi bisogni va posto in relazione soprattutto con
il progressivo
invecchiamento generale della popolazione e la crescita dei casi di
malattie
neuro-degenerative, nonché con il forte incremento del numero delle
famiglie cosiddette mononucleari che mina le potenzialità dell’assistenza erogata all'interno dei nuclei familiari.
Infine, sulla capacità di soddisfare la domanda incide inoltre anche
la progressiva evoluzione del sistema ospedaliero verso l’assistenza per i soli acuti, da cui deriva
la forte esigenza di promuovere un’assistenza extra-ospedaliera in grado di affrontare i
bisogni della fase post-acuta dell’intervento
sanitario.
Il ruolo del caregiver in Italia
Il tema dei servizi residenziali e del loro uso da parte degli anziani
è strettamente legato al ruolo che i caregiver familiari e informali svolgono in Italia nell'ambito dell’assistenza continuativa.
Le indagini empiriche provano che, alla base delle scelte operate
dalla famiglia quando si presenta un caso di non autosufficienza, agiscono non solo fattori
economici e culturali ma anche affettivi.
Alcune ricerche scientifiche realizzare dall'Agenzia Sanitaria della
Regione Emilia Romagna (2005) dimostrano che davanti alla condizione
problematica di un soggetto anziano, la prima opzione sia sempre quella di una
attivazione delle risorse interne alla famiglia. A questo proposito. alle
attività di cura che i familiari svolgono in favore dell’anziano non
autosufficiente viene attribuita una forte valenza affettiva: il lavoro di cura
non viene cioè percepito come una semplice esecuzione di mansioni ma se ne
evidenziano gli aspetti connessi al contatto quotidiano, all'intimità, alla
convivenza, allo scambio comunicativo. Parallelamente, queste ricerche
evidenziano anche la gravosità dei compiti che i caregiver familiari si trovano
a dovere sostenere, e la grande difficoltà a conciliare tra loro le esigenze
dell’anziano, della famiglia propria e, quando c’è, del lavoro retribuito.
E’ piuttosto evidente che la condizione di non autosufficienza
determina una reciproca dipendenza tra l’anziano e il suo responsabile di cura
e ciò va ad incidere anche sugli equilibri familiari e lavorativi di quest’ultimo.
L’evoluzione del famiglia moderna italiana e conseguente degrado della cura all'anziano non-autosufficiente
Dunque nel nostro paese gli scarsi investimenti nei servizi
domiciliari hanno portato ad una situazione in cui la domanda supera di gran lunga l’offerta pubblica e
molte famiglie devono sopportare l'onere finanziario delle crescenti esigenze di cura, anche
se nel periodo pre-crisi, in base a uno studio europeo pubblicato nel 2007, meno di una famiglia
italiana su tre (27%) poteva permettersi di pagare per l'assistenza professionale a
domicilio (Commissione Ue, 2007).
Negli ultimi anni il progressivo declino della famiglia quale principale
erogatrice di cure, legato in particolare alla crescente partecipazione al mercato del lavoro da
parte della donna, alla progressiva riduzione del numero dei figli e dei componenti del nucleo
familiare e all'introduzione di nuove regole nei regimi previdenziali, ha
determinato l’instaurarsi di una nuova divisione del lavoro di cura verso gli anziani non
autosufficienti.
Negli ultimi anni le statistiche ISTAT e altre indagini campionarie puntano il dito sull'indebolimento del ruolo dei caregiver familiari nelle attività di cura rivolte agli anziani, come conseguenza delle trasformazioni socio-demografiche avvenute in seno alle famiglie.
Insomma, sembra che in Italia il numero dei caregiver sia aumentato,
ma la quantità di tempo dedicato alle attività di cura è in diminuzione. Così,
meno famiglie riescono a beneficiare di aiuto attraverso le reti informali e
chi aiuta lo fa in modo più selettivo e mirato alle situazioni più critiche
(ISTAT, 2015).
Le prospettive future italiane
Fino a qualche anno fa la forte solidarietà intra-generazionale ha
garantito un’assistenza informale da parte delle generazioni più giovani nei confronti di
quelle anziane più fragili. Ma quale scenario si delinea alla luce del processo di invecchiamento
registrato in Italia?
Oggi giorno, la preoccupazione crescente è rappresentata dal timore che
nei prossimi anni, se i sistemi di cura formali non punteranno maggiormente
(rispetto il passato) sulle prestazioni domiciliari, sulle forme alternative
alle RSA (le comuni case di residenza per anziani) e sull'integrazione degli
interventi rivolti agli anziani non autosufficienti, il pesante onere posto sulle
famiglie potrebbe rovesciarsi in un aumento dell’istituzionalizzazione, in
controtendenza con la programmazione socio-sanitaria prevalente in Europa.
Date queste considerazioni, quindi, il timore è che le conseguenze
sociali saranno davvero pesanti, tenendo conto anche della recente evoluzione
dell’offerta privata di posti letto per anziani. In Italia, infatti, nonostante
la riduzione dei ricoveri degli anziani nelle strutture residenziali, negli
ultimi tempi è aumentato il numero delle strutture private non convenzionate
(Cerved, 2016), alcune delle quali basano la propria strategia di business operando
in aree territoriali a bassa densità di offerta di posti letto (soprattutto nel
centro e nel sud del paese dove queste aziende sono in competizione con uno
scarso numero di player pubblici e privati) e con un livello di trasparenza comunicativa non
adeguato, specie per quanto riguarda le rette e i servizi di base e opzionali
forniti.
Purtroppo, i rischi sociali sono alti! Basti pensare che solo nel
periodo gennaio-luglio 2016,
in base ai dati rilasciati dal ministero della Salute su
1.647 controlli in strutture (pubbliche e private) per anziani sono state
rilevate 472 (28%) non conformità: mancanza di autorizzazione, maltrattamenti,
esercizio abusivo della professione sanitaria, abbandono d’incapace, inadeguatezze strutturali
ed assistenziali le violazioni più frequenti.
E’ il segno che la programmazione dei servizi residenziali e
l’assistenza continuativa agli anziani necessitano di una profonda riorganizzazione e del potenziamento degli
interventi.
Il
ruolo di servizi come Vitaever®
Se da un lato le sempre più favorevoli condizioni di sopravvivenza fanno registrare un incremento del numero di ultra 65enni, dall'altro lato c'è da considerare che in tale contesto, puntare sull'innovazione sia un passo necessario e non più rinviabile.
Ecco perché risulta importante puntare sull’eHealth come leva strategica che può contribuire
fattivamente a conciliare la qualità del servizio con il controllo della spesa
e, soprattutto, per favorire l’erogazione delle cure secondo percorsi
clinico-assistenziali strutturati che possano adattarsi in modo flessibile e
personalizzato ai bisogni di salute dei cittadini.
Oggigiorno, portare la cura
nella casa dei pazienti e quindi l’avvicinamento dell’offerta di salute ai
bisogni dei pazienti è sempre più un obiettivo da dover realizzare nel breve
termine. A questo proposito, la “tecno assistenza” può rappresentare uno
strumento utile per permettere all'anziano di non essere sradicato dal proprio
contesto sociale.
Molto probabilmente, alla base di
tutto, esiste un primario bisogno di rivedere il Sistema Sanitario italiano in
modo da renderlo in grado di sfruttare al meglio nuove tecnologie come la
telemedicina e i software Cloud. Proprio servizi di questo tipo rappresentano
una risorse fondamentale nel tentativo di migliorare non solo la qualità di
vita dell’assistito, ma anche (e soprattutto) la qualità del lavoro del
professionista della salute che assiste l’anziano.
Il Cloud computing, tecnologia alla base di servizi come il
nostro Vitaever®, offre il vantaggio di poter garantire ad ogni organizzazione
sanitaria e socio-assistenziale (pubblica e privata), indipendentemente dalla
propria dimensione, di dotarsi di un’infrastruttura tecnologica per gestire la
propria attività quotidiana in modo più che efficiente. Questo significa che, grazie a Vitaever per esempio, le
piccole strutture potrebbero dotarsi dello stessa tecnologia di una più grande,
pagando in funzione della propria dimensione (in termini di attività svolta o
numero pazienti) e favorendo lo scambio di informazioni ed il concetto di rete.
Inoltre, oltre a garantire un modello di costo sostenibile per l’organizzazione
stessa, Vitaever® cresce e si evolve grazie al contributo di tutti i suoi
utilizzatori.
Ma a beneficiare di servizi come Vitaever®, non sono solo le
strutture organizzative!
Infatti, principalmente, a beneficiarne sono i pazienti assistiti. Con questi
strumenti tecnologicamente innovativi, il professionista della salute non solo
riuscirà a concentrarsi maggiormente sulla sua attività principale, ma riuscirà
a garantire una qualità di lavoro nettamente maggiore all'anziano in cura.
Per tutti questi motivi, quindi risulta davvero importante
investire in servizi socialmente utili! Come abbiamo visto, a beneficiarne sono
davvero tutti, ma soprattutto gli anziani e le loro famiglie.
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